Se credevate che questa rubrica fosse dedicata
solo a gruppi interamente femminili, vi sbagliavate. È diretta al vasto
firmamento delle donne del rock per cui, questo nuovo appuntamento sarà
dedicato esclusivamente ad una cantante anche se, con una lieve eccezione.
Ebbene si, anche il cuore duro di una rockettara come me, si lascia scalfire dall’atmosfera
romantica e dagli strascichi di un S. Valentino di poco alle nostre spalle. Detto
ciò, preparatevi a immergervi nel clima che si respirava fra la fine degli anni
‘60 e gli inizi degli anni ‘70. Ma torniamo in dietro e partiamo dalle origini
a raccontare la storia di una delle più grande donna nello scenario del rock. Una
donna con la “d” maiuscola che delle sue idee fece crociate a favore dei
diritti umani. Nata a New York nel 1941, Joan Baez passa l’ infanzia in giro
per il mondo. Si appassiona alla musica dopo che un amico di famiglia le regalò
un ukulele. A otto anni ascoltando un musicista folk, un certo Pete Seeger, rimane folgorata e si
innamora di questo genere, tanto da impararne tutto il repertorio. Nei tardi
anni ‘50 si trasferisce a Boston, centro in quegli anni della scena musicale
folk e inizia ad esibirsi nei locali della zona. Ma la vera carriera artistica
decolla nel 1959 quando pubblica per una grossa casa discografica l’album di
debutto, Joan Baez. Seguì il secondo
lavoro che le valse il disco d’oro. In quegli anni la Beaz emerge come
esponente del root-folk statunitense
ed inizia a presentare nei concerti un cantante allora non molto famoso al
quale si legherà per tre anni. Proprio alla loro storia d’amore è dedicato
l’articolo di oggi. Quest’amore, musa di alcune sue canzoni, come lei stessa
affermò, la legò niente di meno che a
Bob Dylan. Si incontrarono per la prima volta nel 1961 quando già lei era
qualcuno, e in un primo momento, come nelle migliori favole, lei rimase
indifferente e, quando lui mostrò per la sorella minore
di Joan, ella si sentì molto infastidita da quel rude campagnolo. Fu la canzone
Song to Woody che le fece
cambiare idea e che la spinse a rivalutarlo. Nel 1963 quando il loro legame
iniziava a saldarsi Joan lo invitò a cantare insieme a lei una canzone scritta
da lui stesso, With God Our Side. Consuetudine questa che la Baez mantenne
in ogni tour. Ma poi le cose cambiarono, innumerevoli incomprensioni raffreddarono
il rapporto e i due si lasciarono. Dopo un periodo iniziale di separazione,
anche lavorativa, Joan e Bob partirono per un tour insieme. Dai sentimenti della
Baez per Bob Dylan nasce una delle canzoni d’amore più coinvolgente degli
ultimi trentacinque anni. Coverizzata da molti gruppi tra cui i Judas Prist e i
Blackmoore’s night, Diamonds and rust
resta una delle più belle e profonde dichiarazione di sentimenti. Su questa
meravigliosa donna ci sarebbe da versare infinito inchiostro perché lei così
poliedrica ha spaziato tra il folk, sua prima passione, il pop, il County, il
rock. È una attivista instancabile che ha lottato e che lotta ancora per un mondo
migliore. Nella sua voce si possono tuttora
rintracciare le atmosfere della fine degli anni 60. In lei è racchiuso
il senso di protesta pacifica e tenacia, quando incinta e con il marito in
carcere perché si era rifiutato di partire per la guerra del Vietnam, salì sul
placo di uno dei concerti più importanti e famosi degli ultimi decenni e
incantò tutti con quella voce angelica, carica di colori e sfumature che le
valse il soprannome di Usignolo di Woodstock. Dinnanzi a tanto impegno non
mi resta che allungare le gambe sulla scrivania, incrociare le braccia dietro
la testa e, accennando un sorriso sussurrare, come se stessi parlando con lei,
Rock’n’Roll, baby.
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